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I signori della legge: fondamenti e funzioni dell’ “Operazione Autolavaggio”*

Di  Rogerio Dultra dos Santos** Tradotto da Herzog Brigade Il mondo ha visto, il fatidico 17 aprile – una domenica di orrore per il Brasile -, l’approvazione iniziale del processo d’impeachment della Presidente Dilma Rousseff, senza che ne fossero espressi i fondamenti giuridici. Questo è stato,  insieme ad altri fattori, il risultato della distorsione provocata […]

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Fotos: ABr/DCM/Agência Brasil/O Globo

Di  Rogerio Dultra dos Santos**

Tradotto da Herzog Brigade

Il mondo ha visto, il fatidico 17 aprile – una domenica di orrore per il Brasile -, l’approvazione iniziale del processo d’impeachment della Presidente Dilma Rousseff, senza che ne fossero espressi i fondamenti giuridici. Questo è stato,  insieme ad altri fattori, il risultato della distorsione provocata da un sistema elettorale basato sul finanziamento delle campagne da parte di imprenditori.

Ma il consolidamento del colpo di Stato – come la gran parte della stampa internazionale ha compreso di quel che accade nel paese – non passa soltanto per la sconfitta del governo di Dilma Rousseff nella plenaria della Camera dei Deputati. Ci sono diversi fattori, come le manifestazioni di strada che hanno diviso il paese. L’oligopolizzazione dei media, trasformati in partito delle classi dominanti; la scarsa fermezza del governo Rousseff nel mantenere il comando delle agenzie repressive; la crisi economica; o anche l’articolazione sediziosa del Vice-Presidente Michel Temer, che è cominciata a metà del 2015.

Una delle maggiori minacce alla democrazia, oggi, quello che può eliminare la possibilità di sognare elezioni libere da ingerenze esterne e in presenza di uno Stato di Diritto – sempre esistito realmente solo per i settori non popolari – è la cosiddetta “Operazione Autolavaggio”.

Che cos’è l’Operazione Autolavaggio

Perfino l’origine dell’Operazione Autolavaggio è problematica. Da un lato, la sua esistenza si giustifica come indagine della Polizia Federale, iniziata nel marzo 2014, con l’obiettivo di esaminare l’eventuale riciclaggio di denaro in un distributore di benzina a Curitiba (da qui il nome di Autolavaggio), arrivando alla scoperta di tangenti nell’impresa brasiliana di estrazione e raffinazione di petrolio e gas, la Petrobras. I primi indiziati e arrestati dell’Operazione sarebbero un negoziatore di cambio al nero (il faccendiere Alberto Youssef) e un Ex-Direttore di Petrolio e Gas della PETROBRAS, dopo che quest’ultimo aveva ottenuto un’automobile in regalo dal faccendiere.

In realtà, questa origine “pubblica” legittima e giustifica il fatto che l’Operazione abbia continuato a essere gestita dalla Giustizia Federale del Paraná  e non sia passata al Supremo Tribunale Federale, o non sia stata frammentata  in vari processi divisi tra i vari Stati della Federazione, nei quali è stata commessa la maggior parte  dei crimini. Il Giudice Moro sostiene che il primo processo che gli ha offerto visibilità nazionale, il processo delle frodi nella Banca dello Stato del Paraná (Banestado) nel 2006, coinvolgeva lo stesso faccendiere Alberto Youssef e il politico José Janene (del Partito Progressista), ora defunto, indagato per evasione fiscale  attraverso il faccendiere di Curitiba.

In conseguenza di questo fatto, Moro sarebbe il giudice competente per ricevere le inchieste relative alla PETROBRAS.

Il problema è che le intercettazioni telefoniche su cui si fonda questo legame – e che autorizzerebbero il giudice Moro ad essere competente a giudicare il processo – sono state ottenute in forma illegale. E, nel diritto brasiliano, l’origine illecita della prova invalida la sua utilizzazione nel processo.

Al di là delle giustificazioni, molti dei processati per l’Operazione sono politici con mandati in corso e hanno diritto a essere giudicati direttamente dal Supremo. Oggetto di innumerevoli accuse e richieste formali, il Giudice Sergio Moro ha avocato – cioè tirato processualmente verso di sè – tutte le inchieste aperte in altri Stati, senza avere competenza o giurisdizione per farlo.

In qualsiasi modo, fondata sull’istituto della delazione premiata, una novità più o meno recente del sistema processuale brasiliano, l’Operazione ha presentato ai media nazionali uno schema aggrovigliato di tangenti e finanziamenti illegali delle campagne elettorali (la cosiddetta cassa numero 2), coinvolgendo imprese di costruzione civile, dirigenti della PETROBRAS e politici di vari partiti.

Procuratori del Pubblico Ministero Federale, tutti riuniti nella Città di Curitiba, luogo dell’inizio dell’operazione, si sono organizzati insieme alla 13ª Giurisdizione  Specializzata  della  Giustizia Federale, presieduta dal Giudice Moro, per realizzare gli accordi relativi alle delazioni e organizzare nuove indagini che procedono per “fasi” – attualmente l’Operazione si trova nella 25° fase – insieme alla Polizia Federale. Questa è la “task force”.

La task force dell’Operazione Autolavaggio ha assunto le dimensioni di un quarto potere in Brasile, sfruttando l’onda della “lotta alla corruzione” e legittimata dai mezzi di comunicazione di massa, organizzati in opposizione politica al primo governo di Dilma Rousseff, nell’anno della sua drammatica rielezione, di misura.

L’Operazione si è mostrata prodigiosa riguardo ai numeri. Sono più di 480  le indagini e i sequestri, 117 persone in prigione, 49 accordi di delazione premiati, oltre a decine di accordi di cooperazione internazionale in vari paesi; 93 condanne, per un totale di 990 anni di pena. Il giudice e i Procuratori godono di una condizione di eroi nazionali e gran parte della crisi politica del governo deriva dalle loro azioni.

Stranamente, anche se innumerevoli agenti politici, legati ai partiti di opposizione al governo, sono stati denunciati o sono addirittura comparsi nelle liste confiscate nelle indagini, la maggioranza assoluta delle persone indagate e arrestate è in relazione con il governo.

Una lista confiscata della FURNAS, impresa di energia elettrica dello Stato di Minas Gerais, indicava l’esistenza di tangenti per i suoi principali dirigenti, ancora durante il governo Cardoso.  Coloro che oggi sono responsabili per l’organizzazione della approvazione dell’impeachment di Rousseff sono nella lista delle tangenti, come il candidato sconfitto alla presidenza del Brasile, Aécio Neves, il Senatore  José Serra e l’attuale governatore di São Paulo Geraldo Alkmin, tutti del  PSDB.

Delatori nell’Operazione Autolavaggio hanno recentemente affermato che lo schema di tangenti della Furnas è restato in vigore anche  nel  governo Lula ad opera di Aécio Neves, senza che questo abbia generato nessuna azione repressiva o indagini da parte della task force.

Insieme a questo fatto, ripetute operazioni contro alleati del governo, in particolare contro l’Ex-Presidente Lula, senza che nulla sia stato provato – culminate con la “deposizione coercitiva” il mese scorso – offrono forti indizi che l’Operazione Autolavaggio, oltre il noto obiettivo della lotta alla corruzione, abbia un obiettivo politico maggiore: allontanare il Partito dei Lavoratori dal potere e evitare che Lula, candidato forte alla successione alla Presidenza, venga eletto.

I problemi dell’Operazione Autolavaggio

In questo senso, i principali strumenti dell’Operazione Autolavaggio sono o illegali, o incostituzionali, o utilizzati in forma abusiva o selettiva e distorta.

 

Un problema strutturale dell’Operazione è la sua organizzazione in forma di “task force”. Il fatto che poliziotti federali, procuratori e tribunale penale stiano operando insieme viola la Costituzione Federale, nella misura in cui, in Brasile, vige il principio costituzionale del processo penale accusatorio. Questo significa che, per il nostro ordinamento giuridico, le funzioni di indagine, accusa e giudizio devono essere distinte e non possono essere confuse, o peggio, fuse nella figura di una “task force” che agisce di comune accordo. Se è  lo stesso organo che investiga, accusa e giudica non ha l’equidistanza e l’indipendenza richieste dalla legge e dalla Costituzione. L’individuo assoggettato a tale procedimento vede violati i suoi diritti a un giudice imparziale: un giudice che si collochi in  una posizione equidistante tra le parti, ossia, che si collochi in una posizione di imparzialità tra accusa e difesa.

In questo senso, il processo giudiziario, messo al riparo dal contraddittorio e da un’ampia possibilità di difesa, si trasforma in una mera inchiesta, in una inquisizione, dove l’indiziato o il reo perdono qualsiasi possibilità di contrapporsi in condizioni paritarie all’accusa, visto che questa si confonde con il giudice

Un altro insieme di problemi deriva dalle  cosiddette “divulgazioni” selettive. Per legittimare politicamente l’azione della “task force” di fronte all’opinione pubblica, parte delle delazioni, o anche parte o l’intero contenuto di procedimenti nel segreto della giustizia, molte volte con informazioni personali e private di indiziati o rei, arrivano nelle mani dei mezzi di comunicazione quasi in tempo reale.

Questa articolazione sistematica e “segreta” tra la “task force” o alcuni dei suoi agenti e i mezzi di comunicazione ha prodotto l’effetto di “blindare” l’operazione di fronte all’opinione pubblica, creando un’aura di mistica moralista intorno ai suoi protagonisti. Uno di loro, il Procuratore Deltan Dalagnoll ha tenuto decine di conferenze in giro per il paese, sostenendo il carattere di crociata religiosa della sua azione, così come la necessità di una completa riforma della legislazione nazionale, con l’obiettivo di eliminare le garanzie processuali e i diritti fondamentali, per rendere più “facile” la criminalizzazione dei corrotti.

Le ultime divulgazioni prodotte dall’Operazione hanno provocato anche un rimprovero del Supremo Tribunale Federale e una richiesta di “scuse” al giudice Moro. Sono state  le divulgazioni di intercettazioni telefoniche di conversazioni private tra l’ Ex-Presidente Lula e la Presidente Dilma Rousseff e di Dilma con Ministri dello Stato.

Secondo la legislazione federale che regola le intercettazioni telefoniche e di dati  (Legge 9296/96) e d’accordo con la Costituzione, non deve essere pubblicizzato il contenuto di nessuna intercettazione giudiziaria. E la sua pubblicizzazione costituisce un reato con pena di reclusione da due a quattro anni e una multa. Così, la “richiesta di scuse del Giudice” è stata fatta in presenza di una reale – o almeno giuridica – possibilità che lui fosse responsabilizzato penalmente. Il che – diciamo en passant – non è successo.

Un altro fatto abituale, nell’Operazione Autolavaggio,  è l’occultamento di informazioni  o la proibizione per gli avvocati della difesa di accedere all’intero contenuto dei documenti e del procedimento.  Vari avvocati famosi hanno abbandonato la difesa di clienti arrestati o indiziati per l’Operazione, a causa della semplice impossibilità processuale di realizzare le attività della difesa. Numerosi altri hanno fatto pubblicare dagli organi di stampa un documento, firmato da decine di professori di diritto e giuristi, che denuncia l’arbitrarietà dell’operazione.

 

L’espediente più crudele, tuttavia, è la costante e eccessiva utilizzazione della prigione processuale, su basi generiche – come la “garanzia dell’ordine pubblico” e per “interesse dell’istruttoria penale” – con l’obiettivo di costringere gli imprenditori  a realizzare la  “delazione premiata”. Dopo circa cinque mesi di detenzione, in media, gli arrestati arrivano alle delazioni e spesso sono rimessi in libertà per rispondere al processo. Mentre, quelli che non accettano di fare delazioni restano in carcere e vengono condannati a pene stratosferiche, come è successo al principale dirigente e proprietario della impresa di costruzione civile Marcelo Odebrecht, condannato a 19 anni di prigione.

La forma in cui l’istituto della “delazione premiata” è stata “reinventata” dall’Operazione Autolavaggio violenta la Costituzione e la legislazione penale e processuale penale brasiliana. La coercizione dei rei confessi e il forzarli ad ammettere solo quel che interessa alle autorità sono diventati la base giuridica per eccellenza del suo funzionamento.

Questo tipo di procedimento giudiziario stimola ciò che si chiama comunemente,  nella teoria del processo penale, primato dell’ipotesi sui fatti, sintomo abituale dei procedimenti di natura inquisitoria. Nella inquisitio, l’autorità stabilisce un’interpretazione su quel che ritiene sia successo e porta – a volte inconsapevolmente – i testimoni nella direzione di quella verità che ha immaginato,  rifiutando quel che effettivamente avrebbe potuto provare con il lavoro rigoroso che caratterizza il sistema giuridico di prove che esige il contraddittorio e un’ampia difesa.  In sintesi, la “delazione premiata” approfondisce la sottomissione del sistema giuridico brasiliano alla logica inquisitoria, essenzialmente autoritaria e ostile alle garanzie costituzionali.

Alcuni accordi di delazione già firmati con il Tribunale Regionale Federale dalla 4ª Regione – collegio di Giudici al quale si deve sottomettere il giudice Sérgio Moro e che, apparentemente, cancella le violazioni del procedimento descritte in seguito  – impediscono che i delatori presentino l’Habeas Corpus o anche che rinuncino alle richieste di libertà eventualmente esistenti.

L’inchiesta del reporter investigativo Sérgio Rodas, della Rivista Conjur, racconta che, nella maggioranza degli accordi di delazione dell’Operazione Autolavaggio, alla difesa dei rei è vietato l’accesso all’intero contenuto dei processi  in quanto “secretati”.

I rei delatori – oggi più di 30 – devono anche rinunciare al diritto a restare in silenzio e alla garanzia contro l’autoincriminazione. Le loro pene saranno scontate, nella maggioranza delle delazioni, nel regime iniziale, generalmente più pesante, per un tempo indeterminato. Tutte queste clausole degli accordi di delazione violano dispositivi costituzionali e legali.

Oltre a questo, mentre le grandi corporation dei media hanno libero accesso ad abbondanti “divulgazioni” regolari di parti dei processi, definite segrete, agli avvocati della difesa semplicemente è impedito di sapere contro cosa stanno lottando, in una distorsione medievale del dovuto processo legale, come già ha commentato il Ministro del Supremo Tribunale Federale Teori Zavascki,  rispetto all’atteggiamento del giudice Moro nell’Operazione Autolavaggio.

Cosa significa l’Operazione Autolavaggio in termini giuridici e politici.

Bisogna dire, tuttavia, che il sistema penale brasiliano – il quarto maggiore del mondo per popolazione carceraria -, tende già a rinunciare alle sentenze di condanna come base per la prigione. Già funziona come una burocrazia di incarceramenti regolari e automatici delle persone raggiunte dagli apparati della polizia. La popolazione povera conosce da molto tempo il lato fascista della giustizia penale brasiliana. Si arrestano e si tengono in galera le persone, solo sulla base di indizi e gli arresti della polizia sono approvati dal giudiziario in forma burocratica e poco sensata.

Per comprendere come un movimento che, in teoria, vuole combattere la corruzione nel nucleo del potere politico e economico si sia trasformato in un’arma politica distorta e selettiva, bisogna non solo capire il funzionamento dell’Operazione Autolavaggio,  ma come opera il sistema della giustizia penale in Brasile.

In pratica, nonostante la codificazione e numerose leggi, il sistema repressivo brasiliano – in particolare le istituzioni incaricate dell’azione penale – non è mai stata formalista. La vernice giuridica delle decisioni penali sempre ha agito come uno scudo per la selezione e la determinazione distorta della criminalità. E ‘quello che la sociologia criminale chiama d’impostazione artificiale dei nemici pubblici, che variano in base alla richiesta degli interessi dominanti.

In questo paese, tra cui a causa di un patrimonio dittatoriali mai estirpato, gli arresti sono quasi sempre tenuti prima indagine, le condanne sono quasi sempre condannati prima di provare sensi di colpa. La giustizia brasiliano non è cieca: si vede in modo selettivo.

Per significare il ruolo politico dell’ Operazione AutoLavaggio dobbiamo ricordare che Lula e Dilma hanno ampliato e hanno potenziato tutti gli organi del Potere Giudiziario, compresa quindi la Polizia Federale, non solo attraverso piani di carriera, aumenti salariali, concorsi pubblici, attrezzature, ecc

Questo potenziamento è stato radicale, al punto che i governi di PT rinunciassero al loro diritto di controllare l’indicazione di vari capi di questi organi. Le liste triple e sestuple per la scelta dei Ministri, Procuratori e Capi, stabiliti dalla Costituzione per consentire il coordinamento degli enti governativi quali la Corte Suprema di Giustizia, il Ministero Pubblico Federale, il Procuratore Generale dell’Unione, ecc, supportati dalla democrazia sono  state “rispettate” in modo mai visto prima.

Così, gli “indicati” divennero invariabilmente i primi delle liste, cioè all’inizio i più votati nei suoi rispettivi organi di origine, e non quelli scelti dal Potere Esecutivo – indipendentemente dalla posizione nelle liste – formula classica dei “freni di contrappesi “dove il Potere escutivo controlla politicamente le indicazioni delle” teste “delle istituzioni giudiziarie, realizzandosi in pratica l’equilibrio tra i Poteri.

Si scopre che questa procedura “rispettosa” per la presunta democrazia interna degli organi giudiziari in sua origine corporazioni funzionali ha generato un effetto perverso: una radicalizzazione del  corporativismo mai vista prima. Gruppi politici coesi si sono formati attorno alla lotta per l’egemonia interna, producendo un’agenda politica di autonomia funzionale e indipendenza  in relazione al Potere Esecutivo – il quale, addirittura, la Costituzione non consente.

Pertanto, l’agenda politica oggi è guidata da “operazione AutoLavaggio” non arriva solo dalla testa di un giudice e dei suoi procuratori “assessori”. E ‘il risultato, paradossalmente, un processo di erosione del controlle democratico sul Potere Giudiziario , in cui i risponsabili sono stati  i governi del PT .

Senza un adeguato controllo istituzionale, l’obiettivo principale desiderato dall’Operazione AutoLavaggio, la “lotta alla corruzione”, viene ottenuta eliminando i limiti del procedimento penale. Il fatto è che l’Operazione AutoLavaggio fin dall’inizio, e di una “tradizione istituzionale” funziona come una corte d’eccezione.

Il giudizio di eccezione è esercitarsi nel modo di una monarchia senza leggi o come una dittatura, cioè, la sola volontà di chi guida il processo. L’autorità così intesa non è soggetta ai limiti legali e non avanza rispettarli. Il giudizio di eccezione ha nel suo orizzonte di senso, un obiettivo politico: di riaffermare un certo potere.

Dietro di un ordine del giorno, apparentemente sostenuta dalla destra soggiace , in questo modo, un progetto moralizzatore, refrattario al funzionamento naturalmente plurale e contraddittoria della democrazia. Impregnata di chi porta la verità indiscutibile, l’Operazione AutoLavaggio si concentra sulla vita politica nazionale, scrutando i loro agenti e impedendo il suo corso, in un desiderio religioso di purificazione di ciò che considera estraneo alla repubblica.

Pertanto, un’istituzione soggetta a limiti normativi ufficiali è quasi impraticabile quando la corporazione definisce la sua agenda operativa da interessi propri. E ‘che l’istituzione perde il suo carattere repubblicano, perché non soggetta al controllo esterno, in quanto non guidata dall’interesse pubblico. Così, il primo grande movimento degli gli agenti dello Stato agiscono in nome del popolo – senza essere stati eletti ad esso – è la criminalizzazione della politica: loro discreditano le elezioni, dei politici e dei partiti.

Il problema è che il carattere politico della sentenza di eccezione macchia il suo pretesto di pulizia e correzione. In questo processo giudiziario, è esattamente quello che corrompe la procedura che insegue i corrotti del paese.

Qualsiasi somiglianza con  l’Italia fascista di Mussolini non è un caso. L’Operazione AutoLavaggio è stata ispirata fintamente in “Operazione Mani Pulite”, che si è svolta in Italia nel 1990 . Lì gli obbiettivi di sterminare i partiti rappresentativi e di mettere in discussione il processo democratico nel suo complesso ha funzionato come un orologio. Niente era meno politico e democratico che successive l’elezioni di Berlusconi, un sottoprodotto dei media, del profilo francamente autoritaria.

Soggiace a questo movimento più tempestivo dell’Operazione AutoLavaggio e un progetto di riforma legislativa ispirato al più grande sistema carcerario in tutto il mondo, gli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di flessibilità o addirittura l’estinzione di garanzie fondamentali per proteggere i cittadini contro la volontà dello Stato penale.

Nonostante le recenti decisioni della Corte Suprema verso la fragilità dei diritti processuali penali nei singoli casi, come la relativizzazione della presunzione di innocenza, il problema per l’attuazione di questo progetto è che il nostro sistema costituzionale – nonostante la nostra storia autoritaria – ancora circa i diritti procedurali dei cittadini brasiliani che anche perseguiti e condannati, dispongono la garanzia del due gradi di giudizio e di tutti

Anche se la pratica del sistema viola sistematicamente queste garanzie sono lì, quasi per dimostrare che gli operatori del sistema giudiziario violano sistematicamente. Lo scopo legislativo della AutoLavaggio sta esattamente a fare questa pratica repressiva, oggi illegale e incostituzionale, diventi un’operazione supportata da una nuova e più flessibile legislazione.

Così, un cambiamento di rotta verso la tradizione anglosassone del processo, come osservato dalla metà degli anni 1990 in Brasile, per quanto importante, ancora non ha modificato l’essenza del sistema. Il nostro giudiziario penale, almeno nel suo orientamento costituzionale, continua accusatorio e rigido per quanto riguarda i diritti processuali che si differenzia fortemente dai procedimenti penali degli Stati Uniti.

Si può affermare, tuttavia, che altre leggi rilevanti, come ad esempio i crimini efferati, dei tribunali speciali criminali, della criminalità organizzata, dei reati contro l’ordine finanziaria e economica, la legge del riciclaggio di denaro e la legge di droghe hanno portato un mutamento nelle dinamiche del processo: la disponibilità per il Pubblico Ministero e il Giusdizio di negoziare la colpa, porteranno

Questo è un movimento chiaro verso la relativizzazione dei diritti e alla “privatizzazione” delle procedure e valutazioni giudiziari, dal gusto degli operatori della AutoLavaggio. In pratica, questa legislazione di ispirazione aliena facilita il processo verso l’efficienza gestionale e la configurazione dello avanzamento di cause penaliin vista della contabilità dei i risultati.

Il giudice, questa figura complessa che traspare razionalità imparziale e sottopone senza imbarazzo alla necessità di soddisfare l’ “opinione pubblica” si trasforma in un manager di aspettative sociali e dell’andamento del processo, al di là dei vincoli e limitazioni che le norme giuridiche in grado di stabilire.

Si apre largo con questo carattere decisionista del diritto, cioè il fatto inevitabile che le ragioni politiche ed economiche del processo guidano la sua gestione. Il giudice diventa così un agente sovradeterminato per motivi diversi da quelli strettamente giuridico al momento in cui decidono sul caso penale.

L’affare, la transazione, la negoziazione, il bluff sono nuovi strumenti che la procedura penale brasiliana ha da offrire per il raggiungimento degli obiettivi sociali della criminalizzazione della povertà e della politica. Anche se si può dire che ci sono differenze tra il processo di criminalizzazione della povertà e la criminalizzazione della politica, il fatto è che lo stesso strumento è in funzione nei giorni dell’ “Operazione AutoLavaggio” sotto gli stessi principi.

L’Operazione AutoLavaggio sta facendo bene per il Brasile?

Due giorni prima della deflagrazione della fase 24 del’ “Operazione AutoLavaggio” al Ministro della Giustizia ha chiesto l’esonero. Così, lo scorso 4 marzo il giudice Sergio Moro, ha violato il Codice di Procedura Penale, ha autorizzatola “conducibilità coercitiva” dell’ex presidente Luiz Inácio “Lula da Silva, che ha testimoniato in situazione carceraria illegale per alcune ore all’Aeroporto di Congonhas di San Paolo. Se fosse stata la reazione immediata del popolare che ha lottato nel posto con le proteste, probabilmente Lula sarebbe stata portato direttamente a Curitiba, Q.G. dell’operazione che dove sarebbe stato arrestato.

Questa operazione era palesemente illegale perché Lula non è stato notificato prima di testimoniare all’ Operazione AutoLavaggio, neanche rifiutato di testimoniare – i due requisiti per l’autorizzazione della conducibilità coercitiva ai sensi del Codice di Procedura Penale. Lula non si era rifiutato di testimoniare all ‘Operazione AutoLavaggio proprio perché non ero mai stato citato in giudizio.

In questi tempi bui in cui – come dice professore di diritto Gisele Cittadino – il decisionismo giudiziaria detiene per forzare le delazioni che ti interessano, archivia le inchieste contro l’ attore politico del gruppo nemico fuoriesce selettivamente le testimonianze che sostenono quello che si pretende dimostrare, e occupa varie tribune chiedendo il sostegno della popolazione per il loro lavoro, cosa fa la Corte Suprema, custode della Costituzione?

Da allora, e come strategia per non rischiare un solo graffio sulla sua propria autorità, la Corte Suprema , osserva, paralizzata, gli eccessi della autorità di un giudice della 13esima Corte della Giustizia Federale del Paraná. Come crede che la sua legittimità deriva esclusivamente dal fatto che è l’autorità, porre dei limiti all’autorità degli altri sembra rappresentare, alla Corte Suprema, porre limiti su se stessi.

La verità è che, anche se liberale in materia di comportamento, la Corte Suprema, dopo diverse decisioni in materia penale, e in particolare di fronte della relativizzazione del principio della presunzione di innocenza, ha svelato il suo conservatorismo in materia penale.

Moro, l’operatore giuridico della “AutoLavaggio ” per sfuggire alla neutralità e spalancare la politicizzazione della giustizia, impegna e immura il giustiziario. Nella pelle di un giustiziere vendicativo, si nega alla stessa ragione di essere della Giustizia, allontana il Giudiziario dalla posizione di garante della democrazia e diventa un potente attore politico senza una corrispondente responsabilità richiesta nella Repubblica di agenti politici. Così, il conducente del processo passa attraverso una vera e propria intronizzazione, una cerimonia che celebra la sua figura e la colloca al centro delle aspettative sociali e morali, a titolo di esempio e guida di cosa fare.

Il giudice e procuratori di “AutoLavaggio” non sono in discussione dagli eventuali fuoriuscite delle, dichiarazioni al di fuori della leggislazione della magistratura, premi ricevuti con gioia sulla catena televisiva nazionale, commenti sui processi in corso. Essi sono celebrati, considerati i rappresentanti delle élite sana, i combattenti della differenza e sterminatori della barbarie.

Un bilancio di “fasi” dell’Operazione AutoLavaggio accorse del recupero di 290 miliardi di reais frutti della corruzione. Durante queste “fasi”, come si ha detto, ci fu l’arresto di un certo numero di dirigenti e direttori di imprese di costruzione, le compagnie petrolifere e anche della eletronuclear, responsabile della costruzione del primo sottomarino nucleare con la tecnologia nazionale.

Il problema è che il risultato dell’Operazione è stata la retrazione di questi settori della catena produttiva nazionale, generando una perdita dell’ econonima stimata in 60 miliardi di reais. L’aggravamento della crisi economica , significativamente stimolata dall ‘Operazione AutoLavaggio” ha portato in linea retta, l’ulteriore sviluppo dell’incertezza giuridica, politica ed economica, e una crisi senza precedenti che minaccia di distruggere il paese invece di salvarlo o purificarlo.

Querelare il dovuto processo è ora considerato un atteggiamento disperato di chi si sente offeso, e non una necessità di base che rende possibile la vita sociale delle differenze, o di una garanzia collettiva, razionale e oggettiva della libertà di rimanere all’interno della tradizione del costituzionalismo liberale. Questa è la tragedia attuale del Brasile: l’esistenza dei signori di legge che giocano come vogliono con la nostra democrazia.

* Questo articolo i risultati di monitoraggio della operazione AutoLavaggio fin dal suo inizio nel 2014. Molte riflessioni qui presentati derivano da testi precedentemente pubblicati in www.democraciaeconjuntura.com e altri siti web di analisi politica in Brasile, nel 2015 e il 2016.

**Professore della Facoltà di Diritto della Universidade Federal Fluminense (UFF)

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Rogerio Dultra

Professor do Departamento de Direito Público da Universidade Federal Fluminense (UFF), do Programa de Pós-Graduação stricto sensu em Justiça Administrativa (PPGJA-UFF), pesquisador Vinculado ao INCT/INEAC da UFF e Avaliador ad hoc da CAPES na Área do Direito.

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ARTUR GUIMARÃES

03/05/2016 - 16h43

Não adianta mandar nada ao STF, quando se trata de julgar alguém do lado deles. Na semana passada estavam ocupados com o caso da PIPOCAS, e pipocaram, agora estão envolvidos numa denúncia mais importante do que essa do AÉCIO.

É a denúncia do AMENDOIM. É o seguinte. Um sujeito, vestindo camisa vermelha, estava na porta da igreja, vendendo amendoim. Então para não atrapalhar a missa, essa era a intenção, esperava o padre fazer a oração e quando o padre dizia AMÉM, ele só completava DOIM. Como se repetiram várias vezes, o papa foi ficando meio p da vida e na última oração falou um amem bem reforçado
A M E M, porém o dito sujeito não completou, Ele e a igreja ficaram esperando alguns infinitos minutos e nada. Então o papa mais puto ainda pq já havia comunicado o pessoal da delegacia, que estava a postos para prender o garoto da camisa vermelha, repetiu bem alto AAAAAMMMMEEEEMMMMMM. e a igreja toda no embalo respondeu DOOOOOIMMMMMM.

Conclusão, o garoto que ja´tinha vendido todo amendoim tinha ido embora e agora está sendo caçado pelo MORO, que inclusive já mandou uma ordem de prisão preventiva. para explicar, a origem do dinheiro que comprou o amendoim, a origem do amendoim e também se o barraco é dele ou do amigo, Muito trabalho para o STF.


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